Lo Psicologo in Andrologia - A cura della Dottoressa Helen Casale.

TRATTAMENTO PSICOLOGICO PER LE DISFUNZIONI SESSUALI

Cosa si intende per Disfunzione Sessuale?

Le Disfunzioni Sessuali sono definite dal DSM IV-TR come un’anomalia del processo che sottende il ciclo della risposta sessuale (APA, 2001). Si parla quindi di disfunzione sessuale per tutte quelle condizioni in cui c’è un’inibizione del desiderio, dell’eccitamento o dell’orgasmo, o per quelle condizioni in cui si prova dolore durante l'attività sessuale. Tuttavia, la diagnosi si effettua solo nei casi in cui la presenza di tali condizioni crei un disagio individuale o relazionale significativo.
In base all’origine del disturbo, si possono classifcare le disfunzioni sessuali come organiche, quando si ritiene che la causa sia eslusivamente di natura fisica o conseguente all’assunzione di particolari farmaci o sostanze stupefacenti (ad es. antidepressivi, ansiolitici, antipertensivi...); psicogene, quando la genesi ed il mantenimento del sintomo sono attribuibili esclusivamente a fattori psicologici; o combinate, nel caso in cui si ritenga che sia fattori psicologici, che condizioni patologiche generali o l’uso di talune sostanze, inclusi gli effetti collaterali dei farmaci, siano responsabili dello sviluppo e/o del mantenimento del sintomo.

La componente psicologica nelle Disfunzioni Sessuali

Generalmente, anche quando abbiamo a che fare con disfunzioni sessuali manifestatesi su base eslusivamente organica, col tempo si innesca un meccanismo psicologico di mantenimento del sintomo.
Nel caso di deficit dell’erezione, ad esempio, come in una profezia che si autoavvera, l’aspettarsi di fallire da un punto di vista sessuale, restituisce come risultato finale il fallimento stesso. Nella maggior parte dei casi ció avviene perché durante l’attività sessuale l’attenzione viene posta su quelli che si definiscono pensieri disfunzionali o pensieri anticipatori negativi, ovvero pensieri distraenti del tipo “ce la faró ”, “riusciró a raggiungere un’erezione?” “devo eccitarmi a tutti i costi!”. Tali pensieri creano un’attenzione selettiva su stimoli disfunzionali, distogliendo dunque l’attenzione da quelli funzionali, ovvero quelli sessualmente attivanti, elemento imprescindibile affinchè ci possa essere una risposta sessuale funzionale. In questo modo si innesca un circolo vizioso in cui la funzionalità sessuale è costantemente minata.
Nei casi di eiaculazione precoce, al di là la causa iniziale, col tempo si innesca un meccanismo di controllo, nasce cioè il problema di voler controllare i tempi eiaculatori, e la soluzione adottata è quella di cercare di “non sentire”, di distrarsi. Ciò non fa che aumentare l’automatismo perchè il problema di base è proprio in “non sentire”, il quale lascia spazio all’immaginazione che è molto più travolgente delle sensazioni fisiche.
In condizioni di ritardo dell’orgasmo, invece, tendenzialmente si innesca il meccanismo contrario, per cui si cerca di accelerare i tempi concentrandosi sul concreto, sul “sentire”, lasciando fuori l’immaginazione che è molto più potente ed immediata. La sessualità diviene così una pratica molto faticosa e molto noiosa.
Educazione, aspettative irrealistiche, interazioni tipiche sessuali, credenze e valori che possono essere il risultato di apprendimenti culturali e di esperienze più o omeno positive nei confronti del sesso, possono compromettere lo svolgimento completo della risposta sessuale.

Il trattamento

La psicoterapia effettuata da psicosessuologi dedicati, talvolta associata ad un supporto farmacologico a carico dell'uro-andrologo di riferimento, è il trattamento d'eccellenza per i disturbi sessuali con importante componente psicologica.
La terapia ad orientamento cognitivo-comportamentale è quella che ha mostrato avere le più alte aspettative di efficacia in tale ambito. Si tratta di un tipo di intervento strategico, ovvero mirato al sintomo, breve (10-15 sedute); può essere individuale o di coppia, ma poichè le disfunzioni sessuali manifestano il loro disturbo nell’ambito della relazione con il partner, è nella psicoterapia di coppia che ottiene i massimi risultati, andando ad agire anche sulla relazione.
Ciò che lo psicoterapeuta cerca di risolvere è il circolo vizioso che alimenta il problema e che porta la persona ad incrementare i livelli di attivazione emotiva (tensione, ansia, paura, rabbia, vergogna, tristezza…) perdendo, nella maggior parte dei casi, il piacere nelle attività sessuali e lasciando spazio alla preoccupazione che tali sintomi causano. La focalizzazione dell'attenzione sul problema, sul sintomo, sul dolore o sulla prestazione, porta l'organismo ad un tentativo involontario di riduzione degli stati tensivi che sviluppano il sintomo, inibendo, molte volte, il desiderio sessuale. Il terapeuta utilizza tecniche cognitive e comportamentali, non farmacologiche, in grado di riorganizzare i processi naturali dell'organismo in senso funzionale. È previsto dunque un ruolo attivo da parte del singolo (o della coppia), al/ai quale/i verrà chiesto, di volta in volta, di mettere in atto nella loro intimità degli esercizi, a carattere erotico-educazionale che, secondo un protocollo ben preciso, verranno loro assegnati durante il percorso terapeutico. L’obiettivo è quello di creare un clima di cooperazione in un contesto in cui la prestazione non sia importante e di elimiare le emozioni disfunzionali associate alla sessualità, ripristinando così una dimensione di piacevolezza.

A cura della Dott.ssa Helen Casale
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della toscana n. 4972.
La Dott.ssa riceve presso:
- Centro di Cognitivismo Clinico, via delle Porte Nuove n.10, Firenze

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