Faqs

La presenza di sangue nelle urine si definisce ematuria e deve sempre essere valutata con grande attenzione, in particolare modo quando il/la paziente vede proprio con i suoi occhi le urine rosse o rosate (macroematuria). Al contrario le urine possono avere un colore sempre normale ma l'esame delle urine può identificare tracce di sangue (microematuria). Bisogna sempre rivolgersi al medico in presenza di ematuria. Le cause più frequenti comprendono la calcolosi delle vie urinarie, le infezioni ma anche i tumori. Di solito se il sangue si osserva all'inizio della minzione (ematuria iniziale) l'origine dell'ematuria è prostatica; se il sangue si osserva più' al termine della minzione (ematuria terminale) la ematuria ha più' frequentemente una origine vescicale mentre se le urine sono rosse dall'inizio alla fine della minzione si pensa ad una ematuria di origine alta, cioè ureterale o renale. Tipicamente il paziente che riferisce ematuria viene studiato con esami di laboratorio, citologia urinaria, ecografia apparato urinario o cistoscopia flessibile. Si deve sempre escludere la presenza di un tumore delle vie urinarie.

La presenza di sangue nello sperma, definita emospermia, è quasi sempre indicativa di una infiammazione della prostata (prostatite). Tipicamente si presenta nell'uomo giovane, ma può manifestarsi anche dopo i 50 anni. È un sintomo che è bene discutere sempre con il medico. La terapia classica è antibiotica, di solito con farmaci chinolonici che devono essere somministrati a dose piena e per almeno 3 settimane. La emospermia può ripresentarsi nel tempo ed in questi casi può essere utile approfondire lo studio del paziente con ecografia prostatica trans rettale ed eventualmente risonanza magnetica eseguita con bobina endorettale.

Il PSA (antigene prostatico specifico) è il principale marcatore della funzionalità della prostata. Si ritiene oggi che ogni uomo a partire dai 40 anni di età debba eseguire il test del PSA una volta all'anno. La normalità è tipicamente dipendente dall’età del soggetto: sotto i 50 anni si considera normale un PSA inferiore a 1 ng/ml. Tra i 50 e 60 anni si considera normale un PSA inferiore a 2 ng/ml e dopo i 60 anni un PSA inferiore a 3 ng/ml.
Il PSA può alzarsi oltre a questi limiti per una infiammazione della prostata (prostatite), per un ingrossamento benigno (ipertrofia prostatica o adenoma prostatico) o per un tumore.
Se esiste un anche piccolo sospetto di tumore prostatico è necessario eseguire la biopsia prostatica, esame oggi del tutto indolore e che viene praticato in regime ambulatoriale.

I pazienti con familiarità positiva devono essere seguiti con attenzione e secondo qualsiasi linea guida internazionale devono eseguire un PSA ed una visita urologica con esplorazione rettale ogni anno a partire dai 40 anni di età. I soggetti senza familiarità ma con PSA elevato sono per definizione a rischio. Oggi può aiutare anche la esecuzione del PCA3 un nuovo test che si esegue nelle urine del paziente dopo massaggio prostatico. L'esame ricerca un particolare gene associato al tumore della prostata. Ad oggi è dimostrato che questo esame serva in particolare nei pazienti che per un sospetto tumore della prostata abbiano già eseguito una o più biopsie che siano però risultate normali. Se il paziente continua a mostrare elementi sospetti per la presenza di tumore, prima di eseguire ancora una biopsia può essere utile dosare il PCA3. Se questo risultasse completamente normale, lo specialista urologo potrebbe suggerire di soprassedere alle biopsie.

La biopsia prostatica consiste nell'eseguire una serie di microprelievi di tessuto dalla prostata stessa per escludere la presenza di un tumore. Si esegue sempre sotto guida ecografica transrettale e con l'utilizzo di anestesia locale che rende la procedura indolore.
È importante che vengano eseguiti almeno 16 prelievi prostatici per essere certi di ottenere un “mappaggio” completo della prostata. Il numero dei prelievi dipende anche dal volume prostatico: più grande è la prostata maggiore il numero dei prelievi. È importante eseguire una profilassi antibiotica che viene proseguita per circa una settimana. La procedura è quasi sempre eseguita in regime ambulatoriale salvo eccezioni come per i pazienti che utilizzano terapia anti-coagulante e per coloro che necessitano di eseguire la biopsia in narcosi. In questi ultimi casi i pazienti possono ricoverarsi in regime di DH

No. Se non si verificano complicanze particolari questi tipi di interventi non vanno ad interferire direttamente con la funzione sessuale. L’unica complicanza molto frequente è l’eiaculazione retrograda, cioè pur avendo una normale erezione ed una normale sensazione orgasmica non si vedrà più uscire sperma all’esterno,perché andrà in vescica, ma questo non crea nessun tipo di problema alla salute generale

No. Vi possono essere delle prostatiti non batteriche che non sempre sono agevoli da identificare, spesso determinate da uno scorretto stile di vita.

No. Una regolare attività sessuale non interferisce con la patologia e con la cura della stessa. Ci saranno soltanto da mettere in preventivo alcuni disturbi dell’eiaculazione che può risultare più precoce del normale, dolorosa o fastidiosa.

La classe degli Alfa-litici è un’ottima opzione terapeutica per l’IPB; può dare però in alcuni soggetti eiaculazione retrograda, tale fenomeno è del tutto reversibile e non ha alcuna ripercussione dal punto di vista clinico.

Non si corre nessun tipo di rischio. Le uniche controindicazioni all’utilizzo di questi farmaci sono situazioni in cui si è avuto recentemente un infarto ed il cardiologo ha sconsigliato attività fisica, ovvero l’utilizzo di farmaci per il cuore, della classe dei nitroderivati.