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Il priapismo

PRIAPISMO


Il priapismo, clinicamente definito come un’erezione peniena prolungata e dolorosa oltre le sei ore di tempo, trae il suo nome da Priapo,  dio greco protettore dell’agricoltura e della caccia. che è in genere raffigurato con un membro virile enorme.  

Nell’ultimo decennio, la nostra comprensione della patogenesi del priapismo è migliorata in modo significativo e l’approccio terapeutico è rapidamente mutato. Molti di questi cambiamenti si basano su una migliore conoscenza della fisiologia dell’erezione. Anche se il priapismo non può essere considerato semplicisticamente come un’insufficienza della normale detumescenza, la conoscenza della fisiologia normale dell’erezione è essenziale per un approccio razionale ai pazienti affetti da priapismo.

L’erezione dipende da tre eventi principali: 1) rilasciamento della muscolatura liscia  dei corpi cavernosi, che costituiscono la struttura funzionale del pene, che si devono riempire di sangue 2) vasodilatazione delle arterie che portano il sangue al pene, e 3) aumento della resistenza al deflusso del sangue venoso dal pene stesso.

Storicamente, il priapismo è stato considerato come una condizione in cui  si verifica un’erezione completa prolungata e dolorosa a causa della compromissione del deflusso venoso. E questa è l’evenienza più frequente e grave (oltre il 90 % dei priapismi), in questo caso il termine tecnico per denominare il problema è “priapismo a basso flusso”. Ma esiste anche una condizione di priapismo più rara e meno grave(10% dei casi), in cui non si realizza  un’erezione completa, ma solo parziale, che rimane costante anche per giorni e non è dolorosa ed alla base del fenomeno c’è un iperafflusso brusco di sangue arterioso in genere per un trauma importante al pene, questa situazione è conosciuta come “priapismo ad alto flusso”.

Priapismo a basso flusso

E’ una vera e propria urgenza urologica, in quanto la stasi del sangue venoso a livello dei corpi cavernosi, se non risolta rapidamente, in termini di 6 ore al massimo dalla sua insorgenza, può provocare danni irreversibili al tessuto muscolare liscio del pene, compromettendo totalmente o parzialmente l’erezione, con una conseguente impotenza.

Le cause di questo tipo di priapismo possono essere molteplici: malattie del sangue come l’anemia falciforme e le leucemie,l’uso prolungato di alcuni particolari farmaci antidepressivi ed antipsicotici come il Trazodone. Ma oggi come oggi è soprattutto l’utilizzo non corretto, autogestito e senza controllo medico di alcuni farmaci che vengono utilizzati per i deficit dell’ erezione che rappresenta la causa più frequente del priapismo a basso flusso. Mi riferisco alla gestione scorretta della terapia iniettiva intracavernosa.  Esistono dei farmaci infatti per curare problemi di impotenza, quali la papaverina e l’alprostadil, che vengono somministrati tramite delle microiniezioni all’interno dei corpi cavernosi con piccolissimi aghi da insulina. Queste terapie, che devono essere prescritte e seguite sotto stretto controllo medico, comportano con il tempo anche l’autogestione del farmaco stesso. Per cui il paziente, dopo un’iniziale training effettuato con lo specialista andrologo, nel corso del quale viene trovato il dosaggio giusto del medicinale e viene anche insegnata a farsi da solo la microiniezione intracavernosa, successivamente gestirà autonomamente la terapia con indicazioni ben precise e controlli presso lo specialista. Se non si segue questo percorso e si fa ricorso al “fai da te”, si rischia, sbagliando il dosaggio del farmaco o la sua somministrazione, di avere grossi problemi di salute generale ed un priapismo che può compromettere definitivamente ed irreversibilmente la funzione erettiva. Infatti se dopo la somministrazione del farmaco l’erezione si protrae oltre le sei ore, il medico deve intervenire prontamente con terapie specifiche per farla regredire.

Priapismo ad alto flusso

Il principale evento fisiopatologico associato al priapismo ad alto flusso non è l’occlusione venosa, ma piuttosto un incremento protratto dell’afflusso arterioso. Il meccanismo venocclusivo che si associa alla normale erezione non è attivato e il pene resta in semi-erezione a causa dell’elevato afflusso arterioso non adeguatamente regolato. In questi casi non si ha un’erezione completa e dolorosa ma uno stato di semierezione che può aumentare o diminuire nell’arco della giornata.

L’eziologia di quasi tutti i casi descritti di questo tipo di priapismo è un trauma penieno o perineale. Infatti in seguito a questo tipo di evento traumatico ( la genesi più frequente è una botta riportata al perineo su una staccionata o sulla canna del telaio di una bicicletta), si può avere una microlacerazione all’interno di un’arteria cavernosa, con  la formazione di una fistola tra arteria cavernosa ed il  tessuto dei corpi cavernosi, per cui si viene a realizzare un costante iperafflusso di sangue nel pene, non più regolamentato dai sistemi di equilibrio normalmente funzionanti tra stato di flaccidità e stato di erezione, con la conseguente situazione di semierezione precedentemente riportata.  


Questo quadro non presenta, a differenza del priapismo a basso flusso, le caratteristiche dell’urgenza urologica, per cui non si realizzano nel tempo danni irreversibili alla funzione erettiva, anche se, ovviamente, deve essere affrontato e risolto dallo specialista andrologo con terapie adeguate  

INTERVISTA PROF.  ALESSANDRO NATALI 

Responsabile Servizio Andrologia Urologica

Clinica Urologica 1 - Università degli Studi di Firenze

Intervista al Prof. Natali a " Vita in coppia " periodico bimestrale a diffusione nazionale - numero di maggio/giugno 2015

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