interviste

Tumore alla prostata

STRATEGIE TERAPEUTICHE NELLA SESSUALITÀ DEL PAZIENTE OPERATO PER TUMORE DELLA PROSTATA

Il tumore della prostata è oggi per l’uomo fra le neoplasie più comunemente diagnosticate,costituendo il 20% circa di tutti i tumori di nuova diagnosi. Attualmente è la causa più comune di morte per cancro (circa l’ 11%),avendo ormai superato il carcinoma del polmone. 

Fino a pochi anni fa la sua insorgenza era più che altro a carico delle età più avanzate ( ultra sessantacinquenni), oggi, con i moderni mezzi di indagine a nostra disposizione, è sempre più frequente la sua diagnosi in fasce di età sempre più precoci(50-60 anni), in cui la vita sessuale dell’uomo è nel pieno della sua estrinsecazione.

Il trattamento terapeutico d’elezione per questo tipo di tumore, il cosiddetto gold standard per gli addetti ai lavori, tenendo conto dell’età del paziente, delle sue condizioni generali e del grading istologico del tumore, è l’intervento chirurgico di prostatectomia radicale che oggi può essere praticato oltre che con le tecniche tradizionali a cielo aperto, anche con tecnologia robotica. In ogni modo sia che venga praticato l’intervento chirurgico classico, che quello robotico, per quello che riguarda il tumore alla prostata, gli obiettivi del chirurgo sono:

Controllo della malattia prostatica

Preservazione della funzione sessuale

Conservazione della continenza urinaria

Per quello che concerne la funzione sessuale dell’uomo con tumore alla prostata, oggi disponiamo di tecniche, che, nel caso che il tumore sia localizzato alla ghiandola prostatica, ci permettono di preservare i vasi ed i nervi che controllano l’afflusso di sangue e la stimolazione nervosa al pene per quanto riguarda la sua funzione erettile. Sono le cosiddette  tecniche “nerve sparing”, con conservazione anatomica dei fasci neuro vascolari penieni, fondamentali per il mantenimento della funzione erettiva. Ovviamente il chirurgo eseguendo una stadiazione in maniera accurata del tumore prima dell’intervento potrà dire al paziente, con ragionevole previsione, se potrà o meno effettuare una di queste tecniche, Questo in quanto, se non può essere effettuata una chirurgia “nerve sparing”, la percentuale di Disfunzione Erettiva post-intervento è del 100%. Se invece possono essere effettuate le tecniche di risparmio anatomico di queste strutture, le percentuali di Disfunzione Erettiva post-intervento oscillano tra il 25 ed il 50% a seconda che il chirurgo  possa preservare mono o bilateralmente questi fasci. In ogni modo un paziente sottoposto ad un intervento chirurgico per tumore della prostata, sia con che senza tecniche “nerve sparing”, deve andare incontro, dopo circa 15-30 gg dall’intervento, ad un programma riabilitativo per la sua funzione sessuale che consisterà nell’utilizzare dei farmaci favorenti l’erezione per bocca (Inibitori delle Fosfodiesterasi di tipo 5), se il chirurgo ha potuto effettuare tecniche “nerve sparing”, ovvero, se non è stato possibile applicare queste tecniche, si dovrà fare ricorso, sotto controllo e prescrizione dello specialista, ad un farmaco (Prostaglandina E1), che procura direttamente un’erezione tramite un’iniezione praticata con un piccolo ago da insulina, all’interno dei corpi cavernosi del pene. Questi programmi terapeutici e riabilitativi della funzione sessuale dopo intervento chirurgico per tumore alla prostata, data la delicatezza e la complessità delle problematiche che comportano  prevedono un counselling muldisciplinare che prevede, oltre la presenza dell’uro-andrologo, anche quella del psico-sessuologo e della partner nel caso di una relazione stabile.  


INTERVISTA PROF.  ALESSANDRO NATALI 

Responsabile Servizio Andrologia Urologica

Clinica Urologica 1 - Università degli Studi di Firenze

Intervista al Prof. Natali a " Vita in coppia " periodico bimestrale a diffusione nazionale - numero di luglio/agosto 2013

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