Love in the time of the coronavirus 19

Love in the time of the coronavirus 19

L’epidemia da COVID 19

(Significato del termine : COronaVirusDisease insorta nel 2019) sta lentamente, ma inesorabilmente assumendo dei connotati importanti, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche politico e sociale, con inevitabili ricadute comportamentali.



E questo sta succedendo non solo a livello nazionale ma mondiale. Ecco quindi che alcune precisazioni sull’argomento reputo siano necessarie.
Questo virus, come oramai è noto a tutti, determina una sintomatologia simil-influenzale (tosse, febbre, raffreddore), che in 1 caso su 6 può determinare in persone con importanti patologie concomitanti, che noi medici definiamo “comorbilità” che abbassano le nostre difese immunitarie, complicanze quali polmoniti e broncopolmoniti che possono richiedere ospedalizzazioni anche in reparti di terapia intensiva.

Premesso questo, il problema più importante collegato a questo coronavirus 19 è che è un virus completamente “nuovo” per l’uomo, rispetto ad altri che normalmente circolano tra noi e non possediamo difese immunitarie anche aspecifiche nei suoi confronti.

Per capirci i vari virus influenzali che ci colpiscono annualmente sono caratterizzati da piccole variazioni rispetto a quegli degli anni precedenti e quindi sia come difese del nostro organismo che come vaccini da preparare ci troviamo avvantaggiati.

Da questo si può evincere la altissima “contagiosità” di questo virus, questo perchè non avendo mai colpito l’uomo, l’uomo stesso si trova con delle difese organiche non “idonee e pronte” per affrontarlo. Ecco da qui la sua capacità di infettare vaste aree di popolazione, in percentuali decisamente più alte dei virus influenzali che normalmente conosciamo.

La maggior parte dei contagiati avrà una sintomatologia di tipo influenzale, ma altri, la fasce di popolazione più a rischio (soprattutto over 65 con malattie croniche e difese immunitarie compromesse), potrebbero avere le complicanze broncopolmonari più temute.

E quindi per una semplice ragione di altissimi numeri di “potenziali” malati che debbano ricorrere a cure del SSN, soprattutto in ambito di reparti di terapia intensiva, si potrebbe raggiungere il collasso del sistema sanitario di qualsiasi paese, non solo l’Italia.

Da quello che vi ho detto potete capire che l’unico modo per contrastare attualmente il virus è quello di ridurne la sua diffusione, che avviene attraverso le goccioline di saliva che persone infettate dal visus possono emettere con colpi di tosse o starnuti.
Inevitabile conseguenza di tutto ciò è quindi a livello “politico”, in un momento in cui si sta registrando il picco di massima diffusione di questo virus, predisporre norme che dispongano chiusure di scuole, università, cinema, teatri, stadi etc dove le persone si possano trovare ad una distanza interpersonale inferiore al metro, metro e mezzo che è quella attraverso cui le goccioline di saliva contenenti il virus si possono propagare da una persona all’altra.

E veniamo ora a parlare delle ripercussioni “sociali” di questo tipo di situazione. E per sociale qui intendo anche e soprattutto la nostra vita sessuale.
Chiariamo che questo virus non si propaga per via sessuale per cui dobbiamo, in quest’ambito, avere i comportamenti che abbiamo avuto fino ad ora, cioè avere l’accortezza di usare il profilattico in caso di rapporti con partner non abituali.
Ma questo è un concetto che oramai dovrebbe essere entrato nella nostra testa, indipendentemente dalla situazione contingente legata al coronavirus 19.

Nell’ambito invece delle coppie stabili non deve cambiare ovviamente nulla, fatto salvo se uno dei due partner ha una sintomatologia di tipo influenzale, ma difficilmente se uno ha 38 di febbre, tosse e raffreddore ha “desiderio” di fare sesso!

Un ultima valutazione, di carattere epidemiologico, concedetemela in riferimento alla natalità.
L’Italia è attualmente uno dei paesi occidentali a più bassa natalità.

Negli anni ’60 del secolo scorso avemmo il baby boom con una media di 2-3 figli per nucleo familiare. Da allora in avanti il nostro trend in questo campo è stato in costante calo, il problema delle “culle vuote”, di cui spesso i mass media parlano.

Questa epidemia ci sta costringendo, volenti o nolenti, a cambiare le nostre abitudini, a stare più in casa... Vogliamo ipotizzare che tra un anno si possa assistere ad un’inversione in positivo di questo trend? Nel caso non sarebbe male definirlo... COVID 19 BABY BOOM!

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